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La gita di primavera
 


La gita di primavera di tre giorni è prevista nel programma del CAI della sezione Majella di Chieti. La scelta è stata l’Umbria con il tema: DALLA SOLIDARIETA’ ALLA CONOSCENZA DEL TERRITORIO.
 

Anche San Francesco, si ritirò in solitudine in questo luogo e nel 1218 i monaci benedettini di San Giuliano, gli donarono la piccola cappella di Santa Caterina, all’inizio del bosco sacro, poi diventato eremo di san Francesco. Nel cortile c’è un alloggio che funge da noviziato per le persone che aspirano abbracciare la vita francescana. Fanno gli esercizi spirituali, pregano, godono del panorama, nel silenzio più assoluto. È un luogo per ritemprarsi. Anche Michelangelo si mise alla prova con questa esperienza. Dal Belvedere si ammira la Valle Spoletana, la città di Spoleto ed in lontananza, verso Nord Est, la basilica di Santa Maria degli Angeli ed Assisi. Il fitto bosco sacro è messo in evidenza dalla presenza del leccio, una pianta sempreverde. All’ingresso si incontra un cippo di pietra calcarea con una iscrizione risalente agli ultimi decenni del III secolo a.C. E’ un breve documento che imponeva regolamenti, per l’utilizzo dei boschi considerati sacri. A Monteluco arriva il primitivo percorso inserito nella “via Francigena di San Francesco”.Il secondo giorno in programma c’è una escursione, accompagnati da uno staff eccezionale. PAOLO VANDONE Presidente Regionale CAI dell’Umbria – SERGIO PEZZOLA Presidente della sezione CAI di Spoleto – ARMANDO LANOCE Presidente della commissione centrale per l’escursionismo del CAI – ENZO CORI componente del Comitato Direttivo Centrale del CAI – GABRIELLA MORETTI socia del CAI di Spoleto. Gli amici Umbri hanno scelto una escursione indicata per tutti, da Sant’Anatolia di Narco PG (315 m) a Vallo di Nera PG, (333m), in Valnerina. Il nome Anatolia, (sorgere del sole), probabilmente è stato assegnato dagli eremiti provenienti dalla Siria. La struttura di Sant’Anatolia di Narco è prevalentemente medievale, con il borgo cinto dalle mura trecentesche, dominate da due torrioni del quattrocento e dalle botteghe cinquecentesche, costruite con tanta ingegnosità. La bottega ha una porta principale collegata ad una finestra con il davanzale, dove si posava la merce da vendere.
 

 

    

  

 

 

 

 

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